domenica 6 marzo 2016

Vita da expat - Arrivi e partenze

Vita da expat - pause mode

Eccomi, sono tornata!
L’ultimo lunedì prima della partenza ho organizzato il mio “farewell party”, una festa per salutare tutti gli amici.
All’inizio non volevo, perché pensavo che sarebbe stato in qualche modo triste, qualcosa di definitivo, un addio. Invece sono felice di aver fatto quell'ultima serata tutti insieme, un ultimo ricordo da portare con me ovunque, sarò nel mondo. Questa è la vita da expat!

Mercoledì mattina le mie coinquiline mi hanno portata all'aeroporto di Auckland. Mi stavo sentendo male, lo giuro. Stavo malissimo, tipo che mi veniva da vomitare, sentivo una pesantezza dentro, le mani che tremavano, pensavo avrei avuto un attacco di panico. Non vedevo l’ora che arrivasse il momento di salire sull'aereo, partire e arrivare, per iniziare immediatamente il nuovo capitolo della mia vita da expat.
Lo ammetto, appena l’aereo si è mosso, mi sono messa a piangere.
E dopo aver pianto, il malessere mi è passato.
Mi coprivo il viso con la mani e soffocavo i singhiozzi, non puoi mica metterti a piangere da sola sull'aereo, è imbarazzante sia per te che per chi ti sta intorno, o almeno io l’ho vissuta così.

L’ho guardata bene la Nuova Zelanda, dal finestrino, l’ho guardata bene e in quel momento ho pensato che forse ho fatto una scelta sbagliata ad andarmene, perché forse non troverò mai più un posto in cui sentirmi a casa, un posto così meraviglioso, una natura così incantata.
Eppure ora sono in Italia e la Nuova Zelanda è 18500km lontano da me. E’ rimasta li, coi miei amici, con quei posti che in questi anni sono diventati così familiari, col senso di “casa”.

E io sono in Italia, col jet lag che mi ha fatto svegliare alle 5.30 del mattino, con la sensazione di non appartenere a questo posto, con la sensazione di non avere un posto da chiamare “casa”, perché effettivamente ora non ho una casa, mi farò ospitare tra Domodossola e Genova, trascinando la valigia da qua a là, senza avere un posto mio.

Dalla terra di mezzo, la Nuova Zelanda, alla sensazione di essere nel mezzo, tra il passato e il futuro, in un limbo che durerà fino ad aprile, quando finalmente potrò ricominciare a sentirmi a casa in un nuovo posto, nella mia nuova vita da expat.

Qua il freddo punge, è inverno. Io sono ancora abbronzata dall'estate appena passata ad Auckland. In un giorno in Italia ho potuto notare che la gente guida da pazzi, bisogna stare attenti ad attraversare la strada perché qua non si fermano, anzi se possono ti stirano! Le autostrade sono care e l’asfalto fa schifo, in giro ci sono un mucchio di anziani, veramente tanti. Nelle case c’e’ il riscaldamento, questo è un bonus. Ma la cosa più strana è che non si parla l'inglese!

Vita da expat