sabato 27 settembre 2014

Nuova Zelanda - Tiriamo fuori i sogni dal cassetto

ciao a tutti! è un pò che non scrivo sul blog, è stato un mese molto movimentato, ho cambiato di nuovo lavoro, la settimana prossima cambio di nuovo casa (ehmmmm la quinta in 9 mesi!!), in italia sono successe delle cose che mi stanno assorbendo un sacco di tempo ed energie, ma non è di questo che voglio parlare oggi. 

è mezzanotte e mezza qua, in italia sono le 14:30, tra qualche ora però noi andremo avanti di un'ora il fuso orario passerà da +10 ore a +11 ore, tra qualche mese sarà +12 ore e poi di nuovo +11 e +10. non pretendo che ve lo ricordiate, nè che ci capiate qualcosa, volevo solo dirlo, così, tanto per.

sono tornata dal lavoro poco fa e sono a letto che ascolto musica su spotify. 
penso.
penso che poco più di un anno fa, non mi sarei immaginata che la mia vita sarebbe cambiata tanto. penso che, nell'ultimo anno, sono successe tante di quelle cose che non mi sarei MAI aspettata potessero succedere.
penso che l'imprevedibilità della vita sia una cosa meravigliosa.

non avevo mai pensato di vivere in nuova zelanda, non l'avevo mai considerata neppure come meta per le vacanze.
non avevo mai pensato di diventare pizzaiola, al massimo mi sarei vista in una trattoria a conduzione familiare, a fare il ragù o l'amatriciana. non davanti a un forno a legna, in un ristorante "italiano" a auckland, gestito da macedoni e coi cuochi serbi.
non pensavo si potesse vivere in un ostello, in camera mista da otto, per la bellezza di 5 mesi. non pensavo che un ostello fosse adatto ad una permanenza superiore a una notte!
non pensavo di poter finire sul giornale vanity fair, con tanto di foto e intervista.
non pensavo che sarei stata in grado di abitare fuori da quello che io definisco "civiltà", non pensavo che avrei amato tanto il verde, le pecore del vicino e il silenzio della campagna.


mi è sempre piaciuto scrivere. quando andavo al liceo ero anche brava. ricordo che ogni settimana, l'ultimo anno, la prof di italiano ci assegnava un tema di scrittura creativa e noi dovevamo scrivere una paginetta, sbizzarrendoci in descrizioni di situazioni casuali. per me quel compito era più un piacere che un dovere. poi con gli anni ho smesso di scrivere, la mia creatività è andata in pensione e mi sono dimenticata l'utilizzo corretto delle forme verbali, inoltre quando scrivo al computer mi rifiuto di usare le maiuscole.

quando ho deciso di intraprendere questo viaggio (dentro e fuori dalla testa!!), ho anche deciso di ricominciare a scrivere. 
un pò per mantenere un contatto coi miei amici in italia, un pò per avere un diario da rileggere in futuro, ma sopratutto per dare una sorta di aiuto a tutti quegli sconosciuti che sono incollati alla sedia di casa e vorrebbero scappare, ma non sanno come fare, come iniziare, dove cercare la forza, perchè il coraggio non serve.
anche io, un anno fa, mica sono partita grazie allo spirito santo che mi è apparso mentre facevo colazione. sono partita perchè dei perfetti estranei, coi loro racconti, mi hanno dato la forza.
mi sono detta: se l'hanno fatto loro, lo posso fare anche io!

le persone si fanno un sacco di domande e io spero, con le mie storie, di dare qualche risposta.

un giorno, katia dalle Seychelles mi ha contattato e mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto collaborare con la pagina facebook DONNE CHE EMIGRANO ALL'ESTERO. l'idea mi è piaciuta e ho iniziato a scrivere anche io. siamo una trentina di donne italiane, sparse per il mondo. ogni giorno sulla pagina fb si pubblica un post relativo alla nostra vita all'estero, cosa facciamo, dove viviamo, perchè siamo partite, gli usi e costumi dei paesi che ci ospitano. è bello perchè in mezzo a tanta diversità, c'è il filo conduttore che ci unisce, l'essere emigrate. E' facile immedesimarsi leggendoci, sia che si viva all'estero, sia che si sia in italia, col sogno di partire.

non siamo scrittrici di professione, ma i nostri post sono veri, trasudano forza e determinazione, viviamo delle vite più difficili rispetto a quando eravamo in italia, ma questo invece che fermarci, ci dà ancora più grinta.