mancano 2 mesi
esattamente tra 120 giorni, a quest'ora (10:30 pm), staro' atterrando all'aeroporto di auckland, devastata da un volo lungo 24 ore, ma piena di entusiasmo, sogni, speranze, energia.
la prima cosa che faro' una volta arrivata, sara' un brindisi alla nuova vita, in compagnia dei miei compagni di viaggio scovati in rete, che sonderanno il terreno prima di me arrivando a luglio.
se dicessi che è già tutto pronto per la partenza, mentirei.
in realta' ho solo comprato il biglietto aereo e ho lasciato il mio lavoro.
ancora non ho una mezza idea del lavoro che farò una volta arrivata (ma di sicuro lo cercherò da la e non dall'italia, perchè chi volete che assuma a distanza una persona qualunque, quando a disposizione ce ne sono centinaia di altre già sul posto?), devo scegliere il corso d'inglese, l'ostello in cui soggiornare le prime settimane, non ho ancora comprato la valigia grossa (bagaglio da stiva 30 kg), non ho la più pallida idea di quello che mi porterò dietro a livello di scarpe e vestiti (sarà veramente difficile scegliere!!), cosa più importante non ho ancora trovato nessuno a cui affittare la mia casa in italia.
insomma, avete capito bene, qua siamo ancora in alto mare, ma come ho detto prima mancano due mesi, nonostante passino in fretta, sono sempre due mesi!
e a livello interiore come sono messa?
bella domanda...
ci sono giorni che mi sembra di volare, ho un sorriso a 32 denti, mi piace dire a tutti (sconosciuti compresi) che sto per partire, rispondere alle domande relative al viaggio (che poi sono sempre le stesse), vorrei essere già li, di notte sogno pure in inglese, che ovviamente è un inglese assolutamente perfetto, niente a che vedere con quello che parlo nella realtà.
Aspettare è ancora un’occupazione. È non aspettar niente che è terribile. Cesare Pavese, Il mestiere di vivere
poi ci sono quei momenti un pò bui, che so già che mi accompagneranno nella mia avventura.
penso a quanto mi mancherà l'italia, mi mancherà tantissimo.
il cibo prima di tutto.
io che sono una mangiona soffrirò come pochi!
il caffè, il pane, la pizza, la focaccia, mangiare al ristorante giusto per farvi qualche esempio.
so benissimo che i prodotti italiani ci sono anche in nuova zelanda, ma i prezzi non sono accessibilissimi, mi chiedo se me li potrò permettere e con che frequenza.
l'altro giorno mi immaginavo alla ricerca di alberi dai quali rubare la frutta, per poter mangiare gratis, in caso rimanessi disoccupata per lunghi periodi. voi direte: questa ragazza non sta bene! la vostra osservazione è legittima, me lo dico anche da sola, ma ricordo a voi lettori che sto per fare un salto verso l'ignoto, in una terra straniera, in cui si parla una lingua che non è la mia, con abitudini che non sono le mie.
provate a mettervi nei miei panni, non avreste un pò di paura?
si che l'avreste.
anzi ce l'avete, dato che se siete su questo blog probabilmente avete una voglia pazzesca di viaggiare e vedere il mondo, ma avete paura di mollare tutto.
mi mancherà la mia casa. bella casetta mia adorata! l'ho ristrutturata qualche mese fa e ora sto cercando qualche sconosciuto a cui affidarla in affitto, sperando che non me la distrugga (specialmente i lampadari, che li ho pagati un occhio!!) . e io dove vivro'? in un piccolo appartamento male arredato, dall'affitto esorbitante rispetto a quello che si spende in italia, in condivisione con un numero incerto di altri vagabondi come me, coi quali dividerò un pezzetto della mia vita.
mi mancherà l'architettura della mia italia, le chiese, i monumenti, i palazzi antichi. l'italia è bella, niente da dire, però bisogna anche guardarsi intorno per apprezzare a fondo ciò che si ha. io questo mondo lo voglio vedere, mi voglio confrontare con altre culture, per tornare a casa un giorno con una ricchezza interiore che è impossibile sviluppare restando nel proprio quartiere.
ho anche paura dell'impatto con la lingua. sono cosciente del mio livello di inglese, riesco a comunicare, a farmi capire, ma capirò i miei interlocutori?? in nuova zelanda hanno un accento strano! quanto ci metterò ad abituarmici? riuscirò a trovare lavoro, o il mio inglese sarà un ostacolo e nessuno vorrà assumere una povera italiana analfabeta? sono domande da farsi, alle quali pero' non c'e' risposta per ora. bisogna partire per scoprilo!
inoltre su internet solitamente si leggono commenti positivi sull'esperienza del working holiday. tutti che partono felici e tornano ancora più felici, altri che hanno la dose giusta di botta di culo (mischiata con determinate competenze) che si permettono il lusso di non tornare proprio, grazie a uno sponsor che gli fa i documenti per rimanere in nz. queste sono le testimonianze più visibili in rete.
ogni tanto però compare anche qualcuno a cui è andata male. non hanno trovato lavoro o hanno lavorato in nero, sono stati vittime di razzismo, non sono riusciti ad ambientarsi e tornano in italia correndo e urlando che quella terra è un inferno.
e se la mia storia prendesse quest'ultima piega??
panico!!
purtroppo non siamo solo noi a deciderlo, purtroppo le cose negative nella vita capitano e basta, senza preavviso e senza spiegazioni. questa e' un'altra incognita, la peggiore di tutte. vorrei passare serenamente i prossimi 2 anni tra nuova zelanda e australia, non voglio tornare a casa prima del previsto, con un fallimento in valigia e una delusione nello zaino.
non voglio, non voglio, non voglio!
arrivati in fondo a questo post vi starete chiedendo:
ma perchè sta qua parte, se scrive solo di cose negative?
eeeeeehhh belli miei!
prima di partire bisogna mettere in conto tutto quanto
il bello e il brutto
per essere preparati ad ogni evenienza, per non illudersi (non sto andando nel paese dei balocchi), per tenere i piedi ben ancorati per terra. è tutta un'incognita, bisogna rischiare.
se non rischiamo non sapremo mai quello che ci puo' offrire il resto del mondo. magari non ci piace, magari torneremo alla base, ma se non lo facciamo, non lo scopriremo mai!